Purtroppo sempre più spesso le cronache quotidiane riferiscono di casi di questo fenomeno, diffuso tra i giovani ed i giovanissimi adolescenti. Vediamo di cosa si tratta, per imparare a riconoscerlo e a difendersi, anche con azioni mirate che coinvolgano specialisti del settore, la propria Comunità, o finanche le Istituzioni Pubbliche.

 

Che cos’è il bullismo

 

Per bullismo si intendono tutto quell’insieme di comportamenti prepotenti, vessatori, e a volte anche violenti, messi in atto da un singolo bambino, o adolescente, o talora da un gruppo, nei confronti un altro loro coetaneo che, costretto a subirli in quanto percepito come più debole, ne diventa la vittima.

A volte, purtroppo, è presente in questa dinamica anche il gruppo di testimoni: sono gli altri bambini, o ragazzi che, pur non prendendo direttamente parte alle angherie subite dalla vittima, assistono come pubblico interessato agli avvenimenti, mostrando interesse o, addirittura divertimento, ridendo o incitando e sostenendo il bullo nella sua attività persecutoria.

Il bullismo può manifestarsi in vari modi:

  1. A livello verbale: mediante insulti, offese, minacce, oppure con commenti inappropriati, a sfondo sessuale.
  2. A livello sociale: la vittima diviene oggetto di derisione in pubblico, ma viene anche diffamata, al fine di metterla in cattiva luce, nelle sue relazioni sociali, che così diverranno sempre più difficili, arrivando addirittura all’isolamento.
  3. A livello fisico: il bullo sottrae, danneggia o distrugge completamente gli oggetti del malcapitato, oppure arriva anche ad adoperare comportamenti maneschi, o violenti, sul fisico del bersaglio delle sue attività persecutorie.

 

Saper cogliere i segnali del bullismo, in chi lo subisce

 

Innanzitutto bisogna sapere che, per un genitore, un nonno, un familiare, potrebbe non essere immediato cogliere i segnali, che un minore, oggetto di bullismo, manifesta in modo silenzioso, magari perché timoroso di subire rimproveri nell’ambito domestico, o per non suscitare ancora più inimicizie ed antipatie a causa del comportamento delatorio, ovvero di essere rimproverati, nel gruppo, di “aver fatto la spia” con gli adulti.

Ecco dei segnali a cui occorre prestare quindi bene attenzione, per fermare subito il bullo, ed impedire che le sue persecuzioni continuino indisturbate:

1. Lesioni sul fisico, immotivate
2. Vestiti danneggiati, strappati, tagliati, o pasticciati
3. Oggetti personali perduti, oppure inspiegabilmente ed evidentemente danneggiati
4. Diminuzione del rendimento scolastico, improvvisa perdita di interesse verso lo studio, o addirittura senso di fastidio, disagio, scarsa motivazione del recarsi a scuola, o nel praticare attività sportiva, se è in quest’ultimo contesto che si verificano i maltrattamenti
5. Finti malesseri, come mal di testa, mal di pancia, o finte malattie
6. Disturbi del sonno e, nei casi più gravi incubi, insonnia
7. Perdita di relazioni sociali, autoisolamento
8. Atti di autolesionismo

 

Prevenire il bullismo, in famiglia

 

La famiglia deve, innanzitutto, educare il bambino al rispetto sia di se stesso che degli altri. Questo significa crescere il figlio/a trattandolo esattamente come vorremmo essere trattati noi: quindi essere di esempio, è importante, e lo si può essere se si evita di insultare, minacciare, deridere, manipolare, ricattare, o anche etichettare ed ignorare.

Questi sono tutti comportamenti che possono generare disagio nel minore, e quindi portarlo poi ad esprimersi con le stesse modalità, nella società, ovvero al di fuori dell’ambito domestico.

Ecco dei consigli utili, dunque, per fermare il bullismo sul nascere, già tra le mura domestiche:

1. Trattare con rispetto il bambino, l’adolescente. Occorre quindi improntare i rapporti all’amore, all’empatia, al buon senso, alla tolleranza, alla coerenza. In altre parole, occorre dare l’esempio, trattando gli altri come noi vorremmo essere trattati
2. Capire i bisogni dei bambini, prestando loro ascolto, e non pensando al benessere e ai bisogni degli adulti. Occorre quindi fare lo sforzo di immedesimarsi, per riuscire ad interpretare i loro bisogni, e non quelli che noi, da adulti, pensiamo possano esserlo.
3. Occorre prestare subito attenzione a segnali, come quelli descritti sopra: ignorare, o minimizzare, non è mai bene. Occorre quindi costruire un rapporto di fiducia con i più piccoli, ed incoraggiarli a parlare con gli adulti, in caso di difficoltà. Inoltre non è utile, ai fini della prevenzione, incoraggiare all’autodifesa, con frasi del tipo “occhio per occhio, dente per dente”, incoraggiando quindi a compiere gli stessi atti violenti, di cui si è vittima. Nel caso di bullismo, occorre dunque prestare molta attenzione, e coinvolgere, la scuola, gli insegnanti, ed affrontare insieme il problema.

Prevenire il bullismo, a scuola

 

Poiché la scuola è uno degli ambienti dove più spesso si verificano fenomeni di bullismo, è importante capire come agire, in questo contesto.
Occorre dunque, nell’ordine:

1. Saper cogliere tempestivamente i segnali, ed incoraggiare il bambino a parlare, a confidarsi sui problemi che sta incontrando a scuola, a causa dei maltrattamenti subiti. E’ dunque fondamentale incoraggiare il dialogo, da parte della famiglia.
2. E’ quindi necessario identificare chi è l’autore delle violenze, siano esse fisiche, verbali, psicologiche, al fine di poter coinvolgere gli insegnanti scolastici ed, eventualmente, il dirigente scolastico
3. Educare il minore, vittima delle vessazioni, alla resilienza, e proporgli delle attività extrascolastiche, quali la frequenza di corsi di musica, lingue, oppure attività sportive, siano esse individuali, o di gruppo. Lo scopo finale è far acquisire al bambino, o adolescente, fiducia in sé stesso, fargli comprendere che non deve abituarsi, a scuola, e poi nella vita, a subire la prepotenza altrui, accettandola come un dato di fatto, un destino ineluttabile.

Esistono anche diverse strategie, delle vere e proprie linee guida che, se seguite quotidianamente, nel corso dell’anno, possono aiutare a sconfiggere il fenomeno, coinvolgendo tutti i membri della classe, il personale, docente, e le famiglie, magari con il supporto di un esperto esterno, come ad esempio un pedagogista.
Vediamo alcuni consigli, provenienti d esperti dell’educazione, che possono aiutare a gestire il fenomeno, contrastandolo sul nascere:

1. Educare i piccoli alle emozioni: ci sono varie attività che possono stimolare gli alunni di una classe nell’esprimerle liberamente. Si può, ad esempio, invitare ogni giorno tutti ad inserire un bigliettino, con scritto il proprio stato d’animo, all’interno di una scatola, predisposta per questo scopo. E’ possibile invitare i bambini a farlo, in modo anonimo, per poi leggere insieme sui risultati, su cui poter riflettere insieme.
2. Scrivere una carta antibullismo: è un documento in cui la classe, o la scuola, dichiara di non accettare il bullismo, esprimendo in modo chiaro quali sono i comportamenti da evitare. Le famiglie dovranno ricevere questa carta, ed il personale docente coinvolgerà periodicamente i genitori, al fine di verificare insieme che tale regolamento venga rispettato.
3. Formare, ed informare, i minori stessi sul fenomeno del bullismo: quali sono i comportamenti sbagliati, come ci si deve comportare se si è vittima, o anche testimone di atti di bullismo, anche mediante la consegna di brochure informative, visione e discussione di film sul tema.
4. Nomina di incaricati, dei veri e propri mediatori di classe, scelti fra gli stessi coetanei: questo perché per un bambino, o un adolescente, è più facile essere capito e trovare comprensione da un proprio coetaneo, che ha più empatia e quindi maggior capacità di ascolto, e comprensione, rispetto ad un adulto. Queste figure, in numero di 3 o 4 per classe, dovranno essere scelte dai bambini stessi, e non dagli adulti, ed avranno il ruolo di mediatori, nei casi di bullismo: è ad essi che la vittima potrà rivolgersi, chiedendo aiuto, in caso di difficoltà

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