Per stalking si intendono diversi comportamenti persecutori, messi in atto da un individuo, ai danni di un’altra persona, che ne diviene vittima. Tali atti divengono col tempo delle vere e proprie persecuzioni, che generano uno stato continuo di ansia e paura in chi li subisce.

Il fenomeno è purtroppo, in crescita, ed ogni anno, in Italia, circa 10.000 donne denunciano episodi di stalking. Il 75% delle vittime del fenomeno è di sesso femminile, e lo scorso anno ha avuto un’impennata, proprio nel periodo del lockdown: si è giunti a 11.920 chiamate al numero antiviolenza, il 1522, rispetto alle 5306, dell’anno precedente, per lo stesso periodo.

 

Le varie tipologie di stalking

 

Vi sono vari tipologie di comportamenti persecutori, messi in atto dallo stalker:

Continue comunicazioni indesiderate: lo stalker chiama, oppure scrive ripetutamente messaggi alla vittima, anche solo al fine di infastidirla, magari con telefonate mute, coprolaliche, o con minacce. Mentre in passato i messaggi potevano giungere per posta o tramite dei bigliettini (lasciati nella buca delle lettere, o sulla macchina, o presso il luogo di lavoro), oggi come visto per il cyberbullismo, gli strumenti del molestatore sono infiniti: messaggi tramite app, via social network, posta elettronica etc. A volte le molestie possono avvenire con l’invio di doni indesiderati: fiori, regali etc.

Controllo della sfera privata della vittima: il controllo può avvenire direttamente, in pubblico, sul luogo di lavoro, o in altri luoghi frequentati abitualmente, oppure in maniera, intrusiva, sul luogo di lavoro. Oppure si può avere un controllo indiretto, ovvero nascosto tramite pedinamenti, utilizzo di strumenti quali microspie, registratori di suoni etc. a casa, nell’auto e nei luoghi frequentati dalla vittima.

Atti intimidatori, minacce: ne casi in cui lo stalker sia particolarmente aggressivo, potrebbe mettere in atto delle violenze, al fine di intimorire la persona presa di mira: graffi, danni al veicolo, violazione del domicilio, danni ai suoi beni, minacce di violenze fisiche, richiedere o annullare prodotti o servizi per conto della persona perseguitata, pubblicare degli annunci pubblici, ma con il suo nome e numero di telefono, azioni legali continue ed infondate.

 

Chi è lo stalker?

 

Secondo uno studio dei ricercatori Muller, Pathe e Purcell del 2000, esistono 5 principali tipologie di stalker.

Tale studio si è posto come obiettivo quello di delineare il profilo tipico dello stalker, al fine di riuscire a prevederne gli atti. Tale studio si basa sull’analisi di 145 stalker in Australia, e ha elaborato una classificazione in base alle motivazioni alla base delle condotte moleste, oltre al tipo di rapporto con la vittima, alla presenza di disturbi psichiatrici, e al tipo di violenza.

Ecco le 5 tipologie:

1) Il risentito: il molestatore agisce per vendetta, nei confronti della vittima, da cui è stato rifiutato.
Solitamente si tratta di un ex partner di una donna, ed agisce ritenendo di aver subito un danno, a causa della rottura di una relazione sentimentale ritenuta ingiusta. Può agire sia cercando di ledere l’immagine della persona, ad esempio pubblicandone immagini sul web, magari in pose di nudo, o in intimità, sia con aggressioni dirette, ad esempio con sceneggiate fuori casa, o dal lavoro, oppure danneggiando i beni di proprietà dell’ ex partner.

2) Il cercatore di intimità: è uno stalker che cerca un contatto con la sua vittima, ma nel tentativo di stabilire con essa una relazione, noncurante del rifiuto ricevuto. La vittima quindi sarebbe una partner idealizzata, ed il persecutore è convinto anche che essa ricambi i suoi sentimenti, e che anzi la sua condotta possa portarla a superare qualche forma di blocco, che ostacola la loro relazione.

3) Il corteggiatore inadeguato: il molestatore appartenente a questa categoria ha un comportamento dovuto alle sue scarse capacità sociali, ha quindi grosse difficoltà, o è addirittura incapace, di avvicinare ed entrare in relazione con persone dell’altro sesso. Solitamente questa forma di persecuzione è più breve, rispetto ad altre, poiché lo stalker prende di mira una nuova persona, quando capisce di non avere successo con la precedente.

4) Il rifiutato: lo stalking in questo caso nasce da un rifiuto. Analogamente al primo caso, ovvero il risentito, alla base c’è una rottura di un rapporto sentimentale ma, mentre nel primo caso il movente è la vendetta, il rifiutato ha come obiettivo quello di impedire l’allontanamento della vittima, e quindi prolungare nel tempo la durata di un legame la cui rottura non si vuole accettare. In quest’ottica la persecuzione diventa essa stessa la continuazione del loro rapporto.

5) Il predatore: esso è spinto dal desiderio di avere rapporti sessuali con la vittima. Rientrano in questo gruppo quasi solo uomini, che vengono arrestati per molestie sessuali. Spesso aggrediscono una persona sconosciuta, che assalgono di sorpresa, incuranti del fatto di essere respinti.

 

La vittima e le conseguenze dello stalking su di essa

 

Chi subisce stalking, prova emozioni diverse, quali stress, stato di allerta, ma anche rabbia e disprezzo nei confronti del proprio persecutore, oltre a senso di colpa e vergogna per le molestie subite.
Tali emozioni negative, a lungo andare, favoriscono l’isolamento, la chiusura della vittima verso il mondo esterno, che man mano quindi dirada sempre più le proprie relazioni sociali. Questo porta quindi a sviluppare, in molti casi, stati di ansia, disturbi del sonno con conseguenti psicopatologie che richiedono cure successive.

Secondo uno studio di Pathè e Mullen del 1997, le vittime di stalking subiscono le seguenti ripercussioni a livello lavorativo, relazionale oltre che psicologico. Su un campione di 100 vittime prese in esame:

– Il 94% ha avuto grandi cambiamenti nello stile di vita, nelle proprie attività quotidiane
– Il 70% ha evidenziato una importante riduzione delle attività sociali
– Il 50% ha diminuito le ore lavorative, oppure ha cessato del tutto di lavorare
– Il 34% era costretto a cambiare lavoro
– Il 40% ha cambiato residenza
– Nell’80% dei casi aumentava il livello di ansia
– Nel 75% si manifestavano disturbi cronici del sonno
– Nel 55% le vittime avevano pensieri ricorrenti sull’evento traumatico vissuto
– Nel 50% dei casi si sono manifestati disturbi alimentari, stanchezza, debolezza, cefalee
– Nel 38% dei casi lo stalking ha condotto a depersonalizzazione della vittima
– Nel 25% ad abuso di nicotina
– Nel 25% a pensieri ricorrenti di suicidio

In un altro studio, svolto in Olanda nel 2003, su 200 vittime di stalking, è emerso anche l’insorgere di sintomi tipici del disturbo post-traumatico da stress: si tratta di una vera e propria patologia, che colpisce chi ha vissuto, ad esempio, disastri aerei, gravi incidenti automobilistici, ha subito rapine a mano armata, temendo quindi per la propria vita.

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