L’Italia, pur essendo tra i Paesi più sicuri al mondo, per numero di omicidi, vede purtroppo rimanere stabile, nel corso degli anni, il numero di femminicidi, ovvero di uccisioni di donne, da parte di uomini.

Questo fenomeno, insieme a quello dello stalking, ha così portato alla nascita, nel corso degli anni, di Associazioni contro la violenza sulle donne e di centri antiviolenza, oltre che all’emanazione di normative specifiche per la tutela della donna.

 

Il femminicidio in Italia: i numeri

 

 

Nel 2019 l’ISTAT ha segnalato ben 315 omicidi, di cui 111 donne. Nel corso del 2020 gli omicidi di donne sono cresciuti, arrivando al 45% del totale, contro il 35% dello stesso periodo del 2019, con punte del 50% nel momento del lockdown, tra marzo e maggio 2020.

I delitti si sono consumati in famiglia (90% nei primi 6 mesi del 2020), ovvero da parte del proprio marito o fidanzato, o ex fidanzato (61%). Il 19,7% di chi ha perso la vita è di nazionalità straniera, segnale che è un fenomeno che riguarda tutta la popolazione, e non solo quella italiana.

Gli omicidi, nel 2019, avvenuti in ambito familiare, o affettivo, sono stati 150 in totale, di cui ben 93 donne, corrispondenti all’83,8% del totale degli omicidi di persone di sesso femminile.

In crescita sono anche i processi che vedono come imputati di omicidio in “contesti relazionali”: erano 246 nel 2010, sono passati a 271 nel 2018.

L’Italia è superata, in sicurezza, da 3 soli piccoli Paesi in Unione Europea: la Repubblica Ceca, La Slovenia ed il Lussemburgo. Chiudono invece la triste classifica i tre Paesi baltici: Estonia, Lettonia, Lituania.

Nel mondo, complessivamente, le cifre delle vittime di omicidio volontario, sono ribaltate, su un totale di 464.000 omicidi volontari, in tutto il mondo, nel 2017, gli uomini costituiscono l’81% del totale, contro il 19% delle donne.

Da notare anche l’andamento, nel tempo, dei femminicidi: negli anni ’90 per ogni donna uccisa, gli uomini erano 5. Oggi invece le donne sono circa 1/3 del totale, con 111 donne e 204 uomini, nel 2019.

L’ambiente familiare è quello più a rischio: la metà delle donne in fascia adulta ( 18 – 65 anni) è stata uccisa da un partner, ovvero il 48,6%.

I femminicidi all’interno di una relazione affettiva, sono così suddivisi:

  • L’82% delle 25-34enni
  • Il 78,9% delle 35-44enni
  • Il 70% delle 55-64enni
  • Il 65% delle 45-54enni

Le 18-24enni sono le sole ad essere state uccise da persone sconosciute, e non da partner o persone conosciute.

Nel 2019 il triste primato spetta, tra le regioni italiane, alla Calabria: 2,68 casi su 100.000 residenti, valore più alto di 2,5 volte rispetto alla 2° regione, la Campania, con 1,07 omicidi ogni 100.000.

 

Le regioni del nord-est hanno un tasso di 0,40 su 100.000, il centro 0,51 ed il nord-ovest 0,50 ogni 10.000 abitanti. Le isole hanno invece tassi più elevati di femicidi, con 0,91 , ed il sud nel suo insieme 1,15 su 100.00.

Sia Sicilia (con1,01) che Sardegna (0,88) presentano dei valori più elevati, rispetto alle altre regioni.

 

Le regioni quindi con un maggior numero di femminicidi sono: Calabria, Campania, Sardegna, Puglia.

 

 

Le statistiche elaborate dalle Regione Emilia Romagna

 

L’aspetto più evidente della violenza subite dalle donne, nel nostro Paese, è visibile se si osservano i numeri dei femminicidi che avvengono ogni anno. La Regione Emilia-Romagna elabora ogni anno un documento, in cui raccoglie le statistiche riguardo a questo fenomeno.

Purtroppo, nonostante le leggi e le tutele predisposte, i numeri non accennano a diminuire, rimanendo mediamente stabili, dal 2009 al 2019:

statistiche vittime femicidio

Sembra che quindi, solo nel 2019 si sia riusciti a scendere sotto la soglia dei 100 femminicidi l’anno, ma ancora è presto per valutare se effettivamente tale tendenza è destinata a durare, oppure no.

Altro elemento che rileva sottolineare è l’autore del femminicidio: nella gran parte dei casi è il coniuge, o l’ex coniuge o compagno, convivente.

 

Dal grafico a torta, è immediatamente visibile il legame tra omicida e vittima:

Spesso il movente è proprio la rottura della relazione, che porta all’uccisione della donna. In molti casi la relazione era già segnata da comportamenti violenti, che magari la vittima ha subito per anni, prima di arrivare alla morte, per mano del partner, o ex.

 

movente femicidio

 

Come evidenziato dalla tabella, il femminicidio è l’atto finale di una relazione in cui la donna subiva violenze costanti, nel tempo, con il 25,26% del totale. Aumentano i casi di femminicidi commessi da uomini con problemi di carattere psichiatrico, il 16,84% ed aumentano anche i casi di omicidi che vedono come movente l’incapacità dell’ex partner di accettare la fine della relazione, con il 12,63% dei casi.

Un altro dato che rimane costante, anche se in lieve discesa, è l’uccisione da parte del figlio, marito o compagno, che non sono in grado di fornire assistenza in caso di malattia alla donna. La donna anziana e malata dunque si trova in una situazione di maggior vulnerabilità.

Purtroppo circa la metà dei casi interessa madri di bambini, che rimangono orfani nella totalità dei casi. Infatti, poiché spesso l’autore dell’uccisione è anche il padre dei figli, questi ultimi perdono entrambe i genitori. Sovente quindi il padre finisce in carcere, oppure perde la vita suicidandosi immediatamente dopo aver commesso il delitto, lasciando i figli senza più alcun genitore che possa provvedere a loro.

femicidio madri

Altro elemento che conferma la relazione tra autore dell’omicidio e vittima, è il luogo ove il delitto viene consumato, come riassunto in questa tabella:

 

 

Anche il luogo ove viene commesso il femminicidio testimonia la relazione tra vittima, la donna, e l’assassino, l’uomo: marito, ex marito, partner o ex partner. Infatti nel 48,42% dei casi, quindi quasi la metà, si tratta della casa dove vive, o viveva, la coppia. Anche il fatto che, in circa un terzo dei casi, si tratti della casa della donna, mostra come la persona era conosciuta molto bene, e quindi ammessa all’interno dell’abitazione. Gli sconosciuti infatti agiscono solitamente in luoghi all’aperto, oppure luoghi pubblici, perché difficilmente verrebbero ammessi nell’abitazione della vittima, di sua spontanea volontà.

 

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